Le voci del nostro latte

Scritto da admin il 17 apr, 2011 in L'allattamento, Piccole impronte | 0 commenti

Intervento dell’associazione culturale “Le Dieci Lune” al convegno sull’allattamento tenutosi a S.Giuliano Terme (PI) il 5/11/2005

Non si può parlare dell’allattamento al seno come di un atto isolato dal resto del percorso gravidanza-parto- maternità.

L’eredità

Non siamo riuscite a parlare dell’allattamento senza raccontare le storie delle nostre gravidanze, le storie di nascita dei nostri figli ma anche le storie delle nostre mamme e delle nostre nonne. Come dice Valeria:
Mi ricordo che alla fine della gravidanza, durante un pranzo familiare, qualcuno mi chiese se avrei allattato mio figlio. “Certo!” – esclamai, con il tono di chi non ha dubbi in proposito. E’ stato allora che ho scoperto che per ragioni varie la mia bisnonna materna non ha allattato mia nonna, mia nonna non ha allattato le sue due figlie e mia madre non ha allattato me. Per fortuna questa sorta di “maledizione” si era già interrotta perché sia mia madre che mia zia hanno allattato i loro figli maschi.
Fino a che punto ci condiziona questo bagaglio culturale, che ci portiamo dietro, sulle nostre spalle, come uno zaino stipato delle storie delle nostre antenate?
Nutrire un bambino al seno smuove sempre il dubbio atavico: sarò in grado di tenere in vita mio figlio e farlo prosperare fisicamente? Se lo sono state le mie antenate, lo sarò anch’io?

Il terreno di supporto

Chi nutrirà la madre? Chi la sosterrà, la incoraggerà, la coccolerà in modo che lei possa tenere, nutrire, coccolare il suo bambino? Per Stefania è stato fondamentale:
Poter avere l’aiuto e l’incoraggiamento di coloro, l’ostetrica e il marito, che con me hanno vissuto il momento della nascita, della massima apertura e della potenza delle acque.
Dice Francesca:
Avevo bisogno di aiuto e sostegno. Avevo accanto mio marito che mi ha aiutato moltissimo. Mi ha spronato a uscire di casa. Per il primo mese non mi ha quasi mai lasciato sola e si è fatto carico di tutte le altre incombenze che andavano oltre la cura del bambino.
L’ostetrica poi, mi ha aiutato a capire che i primi momenti sono spesso quelli più duri, ma che con un po’ di pazienza li avrei superati.
Nel caos iniziale di consigli, prescrizioni e giudizi dice Rita: E’ stato fondamentale l’appoggio Iniziale e successivo della “mia” ostetrica che mi aveva seguito in gravidanza. Il suo parere era l’unico che ero disposta ad ascoltare.

La società

Ma una grande importanza riveste anche il modo in cui viene accolto e vissuto l’allattamento nella nostra società. Come dice Stefania:
La consapevolezza del mio essere un mammifero, con mammelle atte a mantenere la prole. Avere il tempo, dopo il parto, di essere impregnata dei miei umori, delle mie secrezioni, stretta al mio piccolo e con lui diventare un nuovo odore, un nuovo essere capace di riconoscerci.
Assaporare il momento in cui mio figlio trova per la prima volta il seno e con lui gioire della sua generosità e del suo conforto.
Sentirsi donna anche con il seno che ha momentaneamente abdicato al suo ruolo di attrattiva sessuale. Questi sono i bisogni di tutte le mamme. E invece come dice Marta: Eppure contro l’allattamento intervengono in massa operatori, pediatri, mamme, nonne, suocere e uomini moralisti!!
E ancora:
La donna nel puerperio è particolarmente suscettibile e fragile: allattare un figlio vuol dire sentirsi responsabile del nutrimento, del benessere e della crescita di un individuo.
La donna dovrebbe essere sostenuta, onorata e celebrata. Invece il pediatra ti dice che tua figlia non cresce, ma “crescicchia”, che ad allattare a richiesta la vizi invece di darle da mangiare!
E poi c’è il lavoro; dice Stefania:
Aiuta molto potersi permettere di rimanere a casa dal lavoro almeno fino allo svezzamento e avere un part-time. Superare l’idea diffusa nella nostra società secondo cui rimanere a casa con i figli è visto come un lusso e un disimpegno lavorativo.
Può essere frustrante invece dovere sostenere i ritmi lavorativi dopo che di notte il figlio si è attaccato alla puppa più volte e sentirsi rimproverare che i risvegli notturni dipendono dal fatto che il bambino è allattato al seno, a richiesta.

Le difficoltà

Per alcune di noi l’inizio dell’allattamento è stato, come dice Francesca:
Non tanto facile. Immaginavo l’allattamento come un momento quasi magico di completa intimità fra me e mio figlio e invece all’inizio era diventato un lungo, lunghissimo momento di… attesa.
Michele passava ore attaccato al seno, ogni poppata durava anche più di un’ora e dopo i primi giorni mi sembrava che la magia del poterlo nutrire stesse scomparendo.
C’è, poi il peso della grande responsabilità, la paura di non riuscirci; Inoltre, sentivo come una responsabilità insostenibile il fatto che questo piccolino fosse completamente dipendente da me. Non potevo allontanarmi senza pensare che avesse fame o bisogno di conforto e io non fossi lì a soddisfarlo.
E Rita:
Ci sono stati dei periodi in cui sono stata per giorni angosciata dall’idea di non avere abbastanza latte. È stato terribile!

Il dolore

Per qualcuno la realtà dell’allattamento ha incontrato il dolore. Racconta Valeria: Elio è nato in casa e si è attaccato subito al seno: mi sono detta che allattare era proprio una cosa semplicissima. Poi però ho capito che le difficoltà dovevano ancora arrivare. La montata lattea è stata a dir poco dirompente ed ha coinciso con un attacco di asma su base influenzale. Elio non riusciva a svuotarmi il seno e io non riuscivo a farlo da me con il tira- latte. Inevitabilmente si sono formati degli ingorghi molto dolorosi. A parte questo, per tutto il primo mese ogni volta che Elio si attaccava e cominciava a tirare provavo solo dolore. C’è stata una notte che ho pensato di non farcela ad andare avanti e sono stata vicina all’idea di rinunciare.
La relazione
Secondo Marta l’allattamento è la prima forma di comunicazione, il primo dialogo, la prima modalità di conoscenza tra madre e figlio dopo l’avventura della nascita.
Il seno, e in particolare l’allattamento, è stato ed è il centro e l’origine dalla mia esperienza di maternità. Mi piace
ricordare l’epiteto omerico del seno: “lathikèdea mazon”, la mammella che fa dimenticare gli affanni. Penso che la mammella faccia dimenticare gli affanni ai miei figli, al mio compagno che si accuccia accanto a noi e si addormenta, e anche a me, che quando allatto, mi rilasso e sono felice. Secondo Bettina il latte materno aiuta a stabilire un forte legame fra la madre e il suo bambino:
Mi sento di dire che ogni donna è fatta per allattare ed è una gioia immensa poter nutrire il proprio piccolo.
Il nutrimento del gruppo di pari Per Rita: E’ stato soprattutto dopo avere partecipato ad alcuni incontri con altre future mamme, non tutte alla prima esperienza, che il mio pensiero si è orientato verso una scelta consapevole.
E’ attraverso il confronto nel gruppo della gravidanza che queste scelte vengono fatte. Dice ancora Rita: La voglia di avviare il più agevolmente possibile l’allattamento mi ha portato alla scelta del luogo dove partorire; mi
sono rifiutata di comprare o noleggiare una bilancia e ho optato per “la conta dei pannolini zuppi”. Per Stefania è stato fondamentale: Trovare delle compagne di viaggio con le quali vivere le paure, le ansie, ma anche le gioie della gravidanza e ritrovarle nel dopo parto a muoversi in questa terra ignota dell’accudimento di un figlio.
Dice ancora Valeria:
Se non avessi avuto il supporto dell’ostetrica, l’incoraggiamento di mia madre e i consigli giusti su come affrontare le singole difficoltà non penso che avrei continuato. Probabilmente quello che era mancato a mia madre, a mia nonna e alla mia bisnonna prima di lei, era una rete di sostegno e di informazione che le sostenesse nelle inevitabili difficoltà.

La competenza materna

È attraverso il vissuto della gravidanza, l’instaurarsi di una relazione precoce con il bambino, l’ascolto dei suoi movimenti, le fantasie sulla sua personalità che inizia a formarsi il germe della competenza materna. Essa si rafforza durante la nascita, tramite quel dialogo segreto che ogni mamma ha con il suo bambino durante il travaglio e il parto. Se la donna si fida del funzionamento della sua placenta, di quell’organo per metà suo e per metà di suo figlio, imparerà a fidarsi anche del seno, dove la collaborazione tra lei e il suo bambino è al culmine. Dice Marta: Ho cominciato a conoscere il carattere dei miei figli nei mesi in cui li ho tenuti dentro di me, poi durante il parto e poi nei modi in cui si sono relazionati al capezzolo.

La donna smembrata

Ogni donna in gravidanza è in cerca, comincia a costruire la propria identità di madre, cerca il percorso più adatto a lei. E trova un ginecologo che la segue in gravidanza, un corso di preparazione al parto, un ospedale dove partorire, un pediatra per seguire il bambino. Tutti pezzi slegati tra loro! E dell’allattamento, chi si occupa?
Dice ancora Marta:
Ma l’ostetrica dov’è? Dove è la figura professionale che accompagna la donna attraverso tutto il percorso della maternità? Che la aiuta a superare lo
smembramento che altrimenti offre l’attuale assistenza sanitaria? La figura che offre continuità di assistenza, come abbiamo trovato noi all’ interno delle Dieci Lune?
E la gravidanza fisiologica? La natura? Dov’è la figura professionale che aiuta la donna ad adattarsi ai nuovi ritmi, a comprendere quello che sta succedendo e nel caso di bisogno facilita l’adattamento dopo che un vecchio equilibrio si è rotto?

Statistiche

E infine abbiamo fatto una considerazione. Nel nostro gruppo delle mamme dell’Associazione “Le Dieci Lune” la percentuale dell’allattamento al seno è del 100%. E siamo convinte che non è un caso. Ad allattare i nostri figli ci ha aiutato il percorso in gravidanza, la possibilità di accedere alle giuste informazioni, la condivisione, la continuità dell’assistenza che favorisce la competenza materna, il sostegno delle ostetriche e delle altre mamme. E tutto questo fa sì che la ricchezza, l’abbondanza delle nostre esperienze diventi un flusso di nutrimento che sgorga dai nostri seni, che nutre i nostri figli e con loro la società intera.

Gruppo Dopoparto

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