Hai mai pensato di partorire in casa?
Magari ne hai sentito parlare, magari l’idea ti ha anche sfiorato, ma ti sei subito detta: “No, non è per me. Non sono mica un’incosciente. Non voglio mettere in pericolo me e mio figlio. L’ospedale è più sicuro!” Ma se l’idea in qualche modo ti risuona dentro, se te ne senti attratta, non rinunciare subito per partito preso. Fai una scelta informata. La possibilità di partorire a casa esiste. È sicura. È salutare. Tantissime mamme l’hanno fatto, con grande soddisfazione loro, dei loro compagni e dei loro bambini. Sempre più ostetriche iniziano ad offrire questo tipo di assistenza. Si tratta di informarsi, di capire, di scegliere cosa è meglio per te, per il tuo bambino, per la tua famiglia. Una scelta che nasce da te, dai tuoi credo, dai tuoi desideri più profonde, dalle tue convinzioni personali. Una scelta, una delle tante che dovrete fare, insieme con il padre del tuo bambino, come madre, come padre, come genitori.
Come afferma l’antropologa sociale Sheila Kitzinger:
Dobbiamo educarci a prendere decisioni. Dobbiamo valutare i fatti, le alternative possibili, le conseguenze probabili a breve e a lungo termine e gli effetti delle nostre azioni. Dobbiamo essere capaci di porci in diversi punti di vista e di avvalerci di tutte le informazioni che gli esperti possono darci. Ma sta a noi prendere decisioni sulla nostra salute, sul modo in cui diventiamo vecchi e moriamo. Delegare queste scelte solo perché gli esperti “ne sanno di più” è delegare la responsabilità della nostra vita…
Sheila Kitzinger
Le ostetriche dell’associazione Le Dieci Lune, con grande loro piacere e soddisfazione professionale, offrono il servizio di assistenza al parto a domicilio.
Sei curiosa di capire di più su questa particolare tipo di parto?
Il parto in casa è solo una possibilità e non tutte le donne lo desiderano.
Ma tutte le donne hanno diritto all’informazione, all’ascolto e alla libertà di scelta.
Contattateci anche solo per un colloquio informativo: risponderemo ai vostri dubbi e alle vostre domande.
Ti piacerebbe ma pensi che è più sicuro partorire in ospedale?
Il parto in casa è sicuro come quello in ospedale, e questo è stato verificato attraverso una ricerca su 24.000 donne (Olsen O., Meta-analysisi of the safety of home birth, pubblicato in Birth, 1977 Mar, 24 ). Lo studio dimostra che il parto in casa è una alternativa sicura per donne selezionate e che riduce gli interventi medici inutili su donne e bambini sani. Molti altri studi ed esperienze di assistenza nel mondo occidentale hanno dimostrato che il parto a domicilio è una modalità di assistenza ostetrica praticabile, che offre molti vantaggi rispetto al parto ospedaliero, che andrebbe sostenuto dalle politiche sanitarie ed incoraggiato, là dove è possibile e dove le condizioni di salute della donna e del bambino lo permettono.
Conosci i vantaggi?
Non ti dovrai spostare dalla tua casa durante il travaglio e la nascita del tuo bambino. Saranno le ostetriche a venire da te e rimarranno con te per tutto il tempo necessario. Avrai l’assistenza delle professioniste che tu conosci e che hai scelto, che conoscono te e il tuo bambino, che sanno i tuoi desideri e i tuoi bisogni e di cui ti fidi. Avrai la continuità della loro assistenza che è iniziata in gravidanza e si concluderà molto dopo la nascita di tuo figlio. Potrai usare tutti gli “strumenti” che ha imparato il tuo corpo durante il percorso di preparazione nei mesi di attesa. In un ambiente intimo e sereno sarà più facile per te concentrarti, lasciarti andare, essere più istintiva, lasciare emergere le tue emozioni, i tuoi bisogni. Il tuo corpo si abbandonerà più facilmente al ritmo del travaglio che sarà solo tuo, senza schemi preconfezionati o ritmi imposti. Tutto questo permetterà al tuo corpo ad attingere al suo sapere più profondo , quello di partorire e al tuo bambino, al suo, di nascere. Avrai meno bisogno di usare farmaci, di interventi esterni, di visite vaginali. Le ostetriche sorveglieranno sul andamento del tuo travaglio e ti daranno tutto il sostegno che ti è necessario per mettere al mondo tuo figlio. Potrai trascorrere i giorni dopo la nascita nella tranquillità della tua casa, seguita dalle ostetriche per l’avvio dell’allattamento, la conoscenza del tuo bambino, le repentine trasformazioni del tuo carpo. Potrai scegliere in ogni momento le persone che desideri accanto, con cui condividere e da cui farti aiutare. Il tuo compagno non si separerà mai da te e dal bambino e questo vi faciliterà l’avvio della nuova relazione.
Come lavorano le ostetriche dell’associazione?
Non tutte le donne possono partorire a casa. Solo le donne definite “a basso rischio” possono partorire in casa e casa maternità con assoluta sicurezza: la probabilità che avvenga un emergenza è estremamente rara ed è sovrapponibile ad altri eventi di vita (ad esempio un viaggio, ecc.) L’ostetricia ufficiale parla di basso, medio e alto rischio. E’ vero, in base alla tua storia, agli esiti dei precedenti parti, alle tua condizione di salute di base, la situazione può cambiare. Alcune condizioni vengono selezionate a inizio gravidanza, ma la maggior parte delle condizioni di “salute” verranno valutate alle fine della gravidanza con la tua ostetrica. Comunque: devi arrivare a termine di gravidanza in buona salute (pressione normale, anemia fisiologica) il bambino deve essere cresciuto bene ed essere in presentazione cefalica, il travaglio deve iniziare spontaneamente.
Una questione importante è quella delle linee guida: ogni donna è diversa ed ogni situazione è dinamica e particolare. Ciononostante, esistono delle “linee di condotta”, dei riferimenti autorevoli, frutto di esperienze o di ricerche scientifiche basate sulla EBM (Evidenced Based Medicine). Quando una ostetrica deve fare una scelta, deve tener conto anche di questo. Comunque le scelte vengono fatte sempre con la donna e la coppia.
Cosa succede nel resto del nostro paese?
Attualmente si discute tanto sul diritto della donna di scegliere tra il parto in ospedale, il parto a domicilio e in specifiche strutture territoriali, mettendo fine alla discriminazione tra parto medicalizzato e parto naturale ma ancora non esiste una legislazione in proposito.
Per colmare un vuoto legislativo alcune Regioni si sono dotate di strumenti propri.
Com’è avvenuto in Emilia Romagna, dove nel 1998 è stata approvata la legge regionale sul Parto che riconosce alla donna il diritto di scegliere di partorire gratuitamente anche nella propria abitazione o nelle case di maternità, oltre che negli ospedali. Tra gli effetti prodotti dalla Legge: la sensibilizzazione culturale e la modifica del lavoro nelle strutture ospedaliere (umanizzazione degli ambienti, modalità del lavoro e formazione degli operatori).
Nel 2004 le tre strutture sanitarie attrezzate per il servizio di Modena, Bologna e Reggio Emilia hanno assistito 76 parti a domicilio.
A Modena il servizio di assistenza al parto a domicilio è stato avviato dall’Azienda USL lo scorso anno. L’obiettivo è garantire un parto sicuro anche tra le pareti di casa, vicino ai propri cari. Tra le richieste vengono selezionati i casi di gravidanze “a basso rischio”, così definite sulla base di criteri universalmente condivisi del Protocollo di Kloostermann, secondo metodologie che rendono sicuro il parto a domicilio. Ad oggi sono state prese in carico 9 mamme. Sulle 13 richieste presentate, 5 sono state escluse prima dell’inizio della 38^ settimana e una durante il travaglio. Per farne richiesta le donne interessate devono compilare l’apposito modulo presso uno dei 7 punti Saub presenti sul territorio.
«In prospettiva – ha anticipato Paolo Accorsi, responsabile dell’applicazione della Legge Regionale sul Parto Azienda USL di Modena – il lavoro dei prossimi mesi sarà incentrato sull’adattamento dei protocolli alla realtà modenese e alle nuove evidenze scientifiche. A breve è prevista l’organizzazione di un percorso di formazione rivolto alle ostetriche».
A Reggio Emilia il servizio, promosso da Azienda USL e Azienda Ospedaliera, è stato attivato nel ‘99. «Il primo parto a domicilio – ha spiegato Marilena Pedroni, Ostetrica Responsabile Parto a Domicilio, Reggio Emilia – è avvenuto nel dicembre 1999. Da allora abbiamo seguito una media di 5/6 parti l’anno. Il servizio prevede attualmente la disponibilità di 9 ostetriche che, a turno, alternano l’attività ospedaliera con quella a domicilio».
Torino è stato il primo centro in Italia ad istituire un servizio pubblico di assistenza al parto a domicilio. Il servizio, avviato nel ’97 sulla base di una delibera dell’Azienda Ospedaliera di Torino, è gestito in autonomia dalle ostetriche dipendenti ospedaliere. «Dal 1 luglio 97 al 31 dicembre 2004 abbiamo seguito 294 gravidanze – ha commentato Ornella Nurisso, Ostetrica Responsabile Parto a Domicilio, Torino – di queste 196 sono risultate idonee al parto a domicilio. I travagli iniziati a domicilio sono stati 155, mentre i parti spontanei portati a termine a domicilio sono stati 130; 25 gestanti sono state trasferite nella struttura ospedaliera prima del parto per l’insorgenza di problematiche. La selezione è molto accurata e prevede la presa in carico dei soli casi esenti da patologia. Ad oggi il servizio prevede la disponibilità di 2 ostetriche. Consigliamo alle madri interessate, di iniziare il percorso quanto prima, possibilmente già dal primo trimestre, per favorire la creazione di una buona relazione terapeutica e di fiducia tra madre e ostetrica, uno degli aspetti basilari del servizio ».
«L’introduzione del servizio nelle aziende sanitarie – ha sottolineato Laura Piretti, presidente dell’Associazione Differenza Maternità di Modena – contribuisce alla diffusione di una cultura della nascita e delle conseguenti pratiche ostetriche, in grado di soddisfare i bisogni di benessere psico-fisico della donna e del neonato. E rende la donna libera di scegliere il luogo dove partorire e il modo con il quale si vuole vivere l’esperienza prima e durante il parto, superando gradualmente l’ospedalizzazione generalizzata e i disagi creati dalla centralizzazione dei parti nei grandi centri ospedalieri. La facoltà di scelta concessa alle donne dalla legge, tuttavia, può essere esercitata solo se esiste la possibilità di essere informate. Rendere accessibile un servizio significa, soprattutto, far sapere che esiste, come e dove lo stesso si svolge».
Dagli interventi emerge un forte divario tra il numero delle donne accolte nei progetti istituzionali e nei percorsi privati.
In quest’ultimo caso il numero delle donne prese in carico è dell’80%, nel primo caso si ferma al 47%. A Bologna, per esempio, le ostetriche dell’Associazione Il Nido su 194 richieste ricevute tra il 2000 e il 2004, ne hanno accolte 188 e ben 164 donne hanno partorito a domicilio, come ha illustrato Monica Padovani, Ostetrica, libera professionista fondatrice dell’Associazione.
Una possibile causa potrebbe essere ricercata nei tempi dedicati all’accoglienza della donna e alla creazione di una relazione terapeutica di fiducia e di empatia tra l’ostetrica e la donna. Se essi non sono adeguati, se ciò avviene in avanzata gravidanza, gli strumenti per valutare, prevenire e far rientrare il rischio, accompagnando la donna a riconoscere ed attivare tutte le risorse che le consentono di guarire da sola nella fisiologia, vengono a mancare, risultano insufficienti.
L’emergere delle esigenze legate alla riscoperta di valori quali la naturalità del parto e il protagonismo della donna nel percorso della maternità, si contrappone ai dati delle recenti indagini che definiscono la nascita in Italia come un evento sempre più medicalizzato, caratterizzato da un eccessivo ricorso alle indagini diagnostiche, applicate senza particolari differenze alle donne con gravidanze a rischio e a tutte le altre, e da un’altissima percentuale di ricorsi al parto cesareo, con una media nazionale di circa il 35%, contro il 15-20% raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
«Il parto non è altro che un processo di apertura interiore del corpo e contemporaneamente emozionale» ha chiarito durante il convegno Verena Schmid, Ostetrica e Direttrice della Scuola Elementale di Arte Ostetrica di Firenze: «Per potersi aprire e lasciare andare, bisogna sentirsi al sicuro. Oggi il senso di sicurezza è spesso proiettato all’esterno: la sicurezza è il farmaco, è l’esperto che mi dice ciò che devo fare, è la struttura, è la tecnologia. Molte donne hanno interiorizzato questi aspetti, legandoli al senso di sicurezza, e ne sentono il bisogno. Altre persone cercano, invece, un senso di sicurezza nelle loro risorse, si fidano di sè stesse e si sentono più sicure in un ambiente in cui possono stare con sé stesse o circondate da persone di cui si fidano. La vera questione sta proprio nel “senso di sicurezza” che una donna ha, che può essere spontaneo o acquisito attraverso l’educazione, il sapere, l’informazione».