Partorisco di giorno o di notte?

Scritto da Polina Zlotnik il 12 mag, 2011 in La Nascita Naturale | 29 commenti

Da venticinque anni seguo gravidanze e ho visto migliaia di parti. Ma ancora la loro dinamica è una sorpresa continua che spesso mi fa pensare al mistero. Ma poi, osservando e parlando con le donne, rintraccio una logica, un perché profondo e salutare e ne traggo un grande insegnamento sul modo di assistere e accompagnare la donna al suo parto, verso il suo bambino.

Da tempo ho osservato che nelle donne alla loro prima gravidanza, i prodromi iniziano di giorno, il travaglio la sera e il bambino nasce al mattino. Invece nelle donne che hanno già uno o più figli, i prodromi iniziano giorni prima, si intensificano durante la notte, il travaglio si avvia la mattina e il bambino nasce di giorno.

Nel tempo mi sono convinta che questa differenza nasce dal bisogno della donna già madre di proteggere le sue creature e sé stessa, di scegliere il momento più favorevole per la nascita del “nuovo” bambino. Per questo sceglie il giorno quando gli altri figli sono all’asilo o a scuola o comunque sono meno disturbati nei loro ritmi quotidiani . “Mi sono svegliata la mattina presto con la sensazione di bagnato tra le gambe” dice Elena. “Ho capito subito che si era rotto il sacco. Ho cominciato a organizzare i vestiti per Marta, per mandarla all’asilo e poi dalla nonna. Ero contenta di non avere ancora le contrazioni, volevo prepararla e salutarla con calma”. Ma appena Marta è andata via il travaglio di Elena si è avviato e la bambina è nata prima che Marta fosse tornata da scuola”.

Alle 4 di notte ho capito che ero vicina”, dice Anna, “ ma ero preoccupata per Simone che dormiva tranquillo nel suo letto. Avrei dovuto chiamare i nonni, svegliarlo per portarlo via. Ho sperato con tutta me stessa che il travaglio cominciasse la mattina, come poi è stato”.

Alcune mamme si fidano del sonno profondo dei loro figli e allora riescono lasciarsi andare anche di notte. “Dopo che ne abbiamo parlato con la nostra ostetrica, ci eravamo organizzati con un’amica che doveva occuparsi di Giacomo e di Emma, ma io ero tranquilla perché loro non si svegliano di notte. Ho potuto camminare per casa e usare la voce, sapevo che non si sarebbero svegliati”, dice Lucia. Il suo terzo figlio è nato alle 4 del mattino, dopo 5 ore di travaglio.

In effetti durante i colloqui pre parto con la coppia, come anche durante gli incontri di accompagnamento alla nascita, la preoccupazione di “sistemare” il bambino o i bambini emerge spesso. Le donne che hanno già figli si domandano se è giusto averli accanto durante il parto, se è giusto sconvolgere le loro abitudini mandando i bambini a dormire fuori casa, se rinunciare, almeno all’inizio del travaglio alla presenza del loro compagno, per lasciare ai figli la continuità di almeno una figura genitoriale, che si occupi di loro mentre nasce il fratellino.

Dietro queste preoccupazioni si cela il timore di rompere un equilibrio esistente, la difficoltà di inserire un nuovo bambino nella famiglia e nella propria vita, il bisogno di sistemare il nido, di rompere il meno possibile schemi che danno sicurezza, di fare spazio al nuovo fratellino nella maniera più naturale e dolce possibile.

Avevo già le doglie”, racconta Stella, “ma non volevo impressionare Giulio. Quando sentivo la contrazione arrivare mi fermavo e respiravo ma Giulio si avvicinava, mi chiamava, voleva la mia attenzione. Dopo poco le doglie sono rallentate tanto che quando è arrivata l’ostetrica ci siamo messi a fare collazione: non sentivo più nulla. Ma appena il nonno arrivò e portò Giulio a fare una passeggiata, già mentre li salutavo sulla soglia di casa, mi è venuta una contrazione fortissima. Dopo 3 ore il mio secondogenito era già nato. Non potevo permettermi di avere un travaglio lungo. Sapevo che Giulio sarebbe tornato per il pranzo.”

Sappiamo bene che è il bambino ad avviare il travaglio ed è lui a dire con il suo linguaggio che è pronto. Ma sappiamo anche che è la madre ad avere il controllo sull’esterno, è a lei che spetta l’ultima parola. È solo dopo aver risolto tutti i conflitti, dopo aver sistemato il nido, quando sente sente protetta se stessa e al sicuro i suoi cuccioli, si lascia andare e avvia il parto. “Erano le 5 di una domenica mattina quando si è rotto il sacco. Ci eravamo organizzati per un parto a casa ed era tutto pronto. Ma il mio primo pensiero è stato: come facciamo con Marco? oggi non c’è scuola e gli avevo promesso di accompagnarlo ad una festa di compleanno. Credo che è stato in quel momento che mi sono bloccata. Il travaglio non si è avviato per tutte le 48 ore seguenti e ho dovuto andare in ospedale a fare l’induzione”, Racconta Carla.

È di fondamentale importanza per l’ostetrica che lavora con la donna e il suo bambino lungo tutto il percorso nascita, addentrarsi in questi meccanismi, osservarli, conoscerli e utilizzarli. Aver ben presente il bisogno della donna di avere “tutto a posto”, in questo caso gli altri figli protetti, può diventare uno strumento potente.

Durante il lavoro di gruppo nei corsi di accompagnamento alla nascita, durante le visite individuali in gravidanza, i colloqui con la coppia, l’ostetrica può aiutare e incoraggiare la donna a riconoscere i suoi timori, ad analizzare con lei la situazione, a trovare insieme la soluzione migliore per i bisogni suoi e della famiglia. Può incoraggiarla ad attivare i proprio terreno di supporto, nonni, amici, parenti, nella maniera a lei più congegnale. Così può aiutarla a liberare il suo percorso da eventuali ostacoli, rendendo la nascita del suo bambino un’ esperienza quanto più possibile armoniosa.

Sarebbe inoltre auspicabile che queste osservazioni ed intuizioni sulla fisiologia del parto fossero approfondite con un lavoro di ricerca specifico delle ostetriche, in modo da maturare in conoscenze e pratiche precise con una riconosciuta dignità scientifica. Con la speranza che tutti gli operatori che si occupano della nascita finalmente prendano atto del fatto che motivazioni ben riconoscibili, attraverso la reazione psichica della donna, guidano i suoi comportamenti e hanno nello stesso tempo effetto sulla sua fisiologia in modo potente e saggio. Tutto questo non potrà che arricchire la nostra professione di strumenti tutt’oggi ancora troppo poco valutati e utilizzati.

Polina Zlotnik

Ostetrica

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