La nascita di Gemma

Scritto da admin il 17 apr, 2011 in Le emozioni dell'ostetrica, Piccole impronte | 0 commenti

Serena era alla sua seconda gravidanza. La prima bambina è nata con taglio cesareo per presentazione podalica. Una scelta ponderata e sofferta in quanto la mamma desiderava partorire naturalmente.
Questa volta era ancora più convinta. E quando, verso il settimo mese, aveva sentito i piedini della sua bambina che premevano sotto le costole, aveva deciso che questa volta avrebbe partorito lei. La sua bambina si è messa con la testolina in giù!
Telefono. È Serena, penso. Il giorno prima, durante il corso preparto mi aveva detto di sentire delle contrazioni. Infatti, durante la notte le contrazioni sono diventati più forti. Bene, dico io, sono contenta. Evitiamo lo stress dell’attesa, i monitoraggi, le ecografie di controllo, le visite, bene. Cerca di riposare, dormi tra una contrazione e l’altra, stai tranquilla e quando vuoi chiamami che io vengo.
Mi sveglio la mattina, sono le 8. Mando un SMS: come va? Mi richiama Leonardo. Sí, va bene, un po’ di riposo tra una doglia e l’altra, no, non sono forti, nemmeno regolari. Vengo? Ma sì, vieni, cosi vediamo a che punto siamo. Arrivo alle 9. A me non sembra granché. Infatti alla visita trovo tessuti morbidissimi ma un collo dell’utero chiuso. C’è tempo, è la preparazione. Nel frattempo anche le contrazioni spariscono. È il tuo arrivo, mi dice Leonardo e io gli credo. Qualsiasi cambiamento nell’ambiente circostante alla donna che deve partorire ha influenza sul suo travaglio. Soprattutto all’inizio è facile essere elemento di disturbo.
Sono le 10.30. Vado via. La raccomandazione è: se cambia qualcosa chiamatemi, riposatevi e risparmiate energie, a dopo.
Mi chiama Leonardo verso le 14. Forti e regolari. Bene, grande Serena, arrivo! Due chiacchiere, controllo del battito, mi metto da parte ad osservare. Sì, sono forti e regolari. Ci siamo, Serena sei in travaglio. La vedo cambiare atteggiamento e faccia. “Cosa desideri più di tutto per il tuo travaglio?” le avevo chiesto durante uno dei nostri incontri in gravidanza. “Stare tranquilla” mi ha risposto lei.
Sono le 15.30. Facciamo la visita, cosi decidiamo cosa fare. Sarà il caso di muoversi oppure c’è ancora tempo? Vediamo!
Serena si sdraia sul letto. Sento la bambina. Ha la schiena a sinistra, la testina profondamente impegnata, il battito si ascolta in basso, vicino al bacino. Tutti segni buoni. Ma quando vado a fare la visita interna anche io non credo all’evidenza: siamo a 8 cm di dilatazione, alla fine del periodo dilatante, sono senza parole.
Ma le devo trovare, le parole, per spiegare che adesso bisogna cambiare
piano, che se ci si mette in viaggio si rischia di partorire in macchina, che la cosa migliore, la più sicura per mamma e bambina è restare a casa. Mi guardano increduli, in questi momenti è grande il bisogno di affidarsi. Sento che si fidano, abbiamo instaurato un buon
rapporto. In poco tempo tutto cambia. attrezzo, prendo le borse in macchina, scaldo l’acqua, preparo asciugamani per la piccola. Serena sente sempre più forti i premiti, Gemma sta arrivando. Alle 16.05 nasce una bella bambina. Il fuoco è acceso nel camino, nella stanza c’è quella atmosfera speciale che porta con sé una nascita. Serena prende tra le sue braccia la sua creatura, la mostra orgogliosa a Leonardo e io mi allontano per lasciarli soli e per riprendere fiato prima di affrontare la successiva fase.
Polina Zlotnik

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